“Bambini,
imparate
a fare le cose
difficili:
dare la mano al
cieco,
cantare per il
sordo,
liberare gli
schiavi
che si credono
liberi”
- G. Rodari -
Milioni di volti, giovani e
speranzosi. Milioni di colori. Balli canti e cartelli colorati. 156 paesi, più
di 5000 manifestazioni organizzate. Milioni di giovani per un’impresa
difficile. Il terzo sciopero globale per il clima conferma la forza di un
movimento giovane ma determinato. In una settimana, in tutti e 5 i continenti,
sono stati i più giovani ad alzare la voce e a farsi sentire per chiedere alle
istituzioni una svolta green che sia in grado di tutelare il pianeta da una
fine catastrofica che sembra sempre più vicina. Dall’Australia alla Nigeria, dagli Stati Uniti
all’India, un unico coro ha chiesto a gran voce un cambio di rotta.
“Immagini incredibili da tutta Italia”
– Anche Greta Thunberg, la sedicenne paladina della lotta ai cambiamenti
climatici, è entusiasta della risposta dei ragazzi italiani alla causa
ambientalista. Complice la decisione del ministro dell’Istruzione Fioramonti di
giustificare l’assenza a chiunque avesse deciso di scioperare per il clima, il
nostro paese è stato ancora una volta quello in cui si è registrata la maggior
partecipazione. Nelle principali città Italiane gli studenti di ogni ordine e
grado, dalle elementari all’università, sono scesi in piazza senza simboli di
partito, senza bandiere di associazioni, senza ideologie: solo tanti,
tantissimi, cartelli con gli slogan più disparati. Da nord a sud è scesa in
piazza quella generazione senza futuro che ha capito, ancor prima dei grandi, l’urgenza
di una svolta radicale nel modo di produrre, di vivere e di pensare. “Ci avete
rotto i polmoni” lo slogan più gettonato, indice di una profonda ed insanabile
sfiducia verso una società che fatica a comprendere la gravità e l’urgenza
delle istanze ambientaliste. Una società che non ascolta o sbeffeggia i giovani
che, per la prima volta da tanto tempo, hanno trovato una battaglia che li
unisce. “Siamo un milione” hanno comunicato nel pomeriggio di venerdì gli
organizzatori della rete ‘Fridays for Future Italia” numeri imponenti che
rendono il nuovo movimento ambientalista uno dei più importanti movimenti
giovanili in Italia, e nel mondo, degli ultimi anni. L’Italia si è fatta
trovare pronta anche a questa terza “chiamata alle armi” ed è proprio dai giovani
che venerdì affollavano le piazze che si dovrebbe ripartire per creare
finalmente i presupposti per un futuro migliore.
Un movimento transnazionale – Ma
non c’è solo l’Italia. Quello di ‘Fridays For Future’ è diventato, in meno di
un anno, un fenomeno globale come non se ne sono mai visti. Un movimento che è
riuscito a raggiungere davvero ogni angolo della terra e a mobilitare i giovani
di tutti i continenti per un'unica grande battaglia che coinvolge tutti. Questa
settimana abbiamo assistito ad una sorta di grande staffetta iniziata con le
300 mila persone scese in piazza in Australia il 20 settembre e proseguita
ininterrottamente fino alle manifestazioni europee di questo venerdì. Nel mezzo
migliaia di eventi, iniziative, flash mob e cortei che hanno mobilitato, per la
prima volta, anche diverse città africane e sono culminate con la
manifestazione di New York guidata da Greta Thunberg e Barack Obama. E mentre i
giovani scendono in piazza, i grandi cercano di dare un’etichetta ad un
movimento che non riescono, o non vogliono, capire: un nuovo ’68, i gretini, i rivoluzionari
del clima e chi più ne ha più ne metta. Ma quello di cui forse non ci si
accorge è che non si tratta di nulla di questo. Non sono solo giovani sfaticati
che vogliono saltare la scuola e non sono nemmeno i supereroi che vogliono
salvare il mondo. Sono semplicemente ragazzi e ragazze. Ragazzi e ragazze che
hanno preso coscienza di quello che sta accadendo al nostro pianeta ancor prima
che lo capissero gli adulti. Ragazzi e ragazze che non vogliono trovarsi a
vivere un mondo inabitabile. Una rete enorme e sempre più strutturata che cerca
di portare nei propri stati rivendicazioni comuni come la ‘Dichiarazione di
Losanna’ elaborata dai delegati dei movimenti nazionali riunitisi quest’estate nella
città svizzera per una settimana di confronti dibattiti e organizzazione di un
movimento che, seppur appena nato, sta già diventando un punto di riferimento
per molti.
Le critiche – “Onestamente, non
capisco perché gli adulti scelgano di passare il loro tempo a deridere e
minacciare i teenager e i bambini per aver scelto di promuovere la
scienza, quando invece potrebbero fare qualcosa di buono”. Commenta così Greta
Thunberg le critiche che le sono piovute addosso dopo il suo discorso alle
Nazioni Unite di lunedì. Critiche che riflettono un più generale disappunto di una
buona fetta degli “adulti” che sembrano non capire quanto sta accadendo intorno
a loro. Pensano che sia un capriccio dei ragazzi, una moda passeggera come furono
gli emo o i paninari degli anni ’80, non capiscono che non è una moda: è un
grido disperato di una generazione che vuole rimediare agli errori di quella
precedente. Ma dietro gli attacchi non c’è solo la disattenzione e l’incapacità
di comprendere un movimento così ampio e dirompente. C’è qualcosa di più
profondo, di più preoccupante. Buona parte di quelli che criticano il movimento
ambientalista lo fa per non ammettere le proprie colpe. Per non dover chiedere
scusa ai propri figli per aver gradualmente distrutto il mondo. Ed allora entra
in gioco la macchina del fango: Greta è mossa dalle lobby, i giovani manifestano
per saltare scuola, sono gretini e viziati. Ogni accusa è buona per distogliere
l’attenzione dagli errori commessi nei decenni passati. Errori per cui,
evidentemente, chiedere semplicemente scusa sarebbe uno smacco troppo grande.
Sarebbe darla vinta a dei ragazzini. E allora continuiamo a negare, continuiamo
a inquinare. Così ci penserà l’estinzione a risolvere il problema. Così non
sarà più necessario chiedere scusa. Ma se non dovesse essere così, se qualcosa
dovesse cambiare e le coscienze si inizieranno a smuovere sarà uno smacco
ancora più grande. Sarà la vittoria dei ragazzi contro lo scetticismo degli
adulti. Sarà la vittoria di una generazione che, per dirla con le parole di
Rino Gaetano, “crede in un mondo più giusto e più vero”.
Madre Terra, tieni duro. Arrivano
i giovani. Ci penseranno loro a salvarti.
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