"Non coltiviamo giardini perché in noi non c'è più pace, non c'è più bellezza. La spazzatura è lo specchio di una cultura che consuma, di una cultura crudele, agitata, cinica che produce spazzatura interiore, che si trasforma in tonnellate di spazzatura reale. La spazzatura l'abbiamo innanzitutto dentro di noi ed è dentro di noi che dovremmo fare pulizia. Dove si semina bellezza nasce qualcosa ed è triste che oggi non si abbia bisogno dell'arte e del potere sanificante della cultura."
- Susanna Tamaro -
Discariche abusive, rifiuti
stipati in capannoni dismessi, roghi dolosi e avvisi che invitano i cittadini a
tenere le finestre chiuse e non consumare prodotti agricoli della zona. La sensazione,
sempre più confermata dalle indagini della magistratura, è che interessi criminali
diversi stiano rendendo la Lombardia una nuova “Terra dei fuochi”. La regione,
considerata da molti la “locomotiva d’Italia”, è al centro degli interessi che
ruotano intorno allo smaltimento dei rifiuti come confermato dai dati della
classifica regionale stilata nel 2018 da Legambiente che pongono la Lombardia
al primo posto tra le regioni del nord con 399 infrazioni accertate.
I roghi - Un anno fa,
il 14 ottobre, Milano veniva avvolta dal fumo. In via Chiasserini, alle 22.40, divampò
un enorme incendio in un capannone stipato fino all’inverosimile di rifiuti. Il
rogo, di origine dolosa, aveva impegnato quasi 30 mezzi dei vigili del foco per
tre giorni prima di essere completamente estinto. Fiamme alte fino a 40 metri e
una colonna di fumo denso e nero che avvolse Milano con rischi enormi per la
salute dei cittadini. Tre scuole e diversi impianti sportivi furono chiusi, la
circolazione dei treni nella zona subì pesanti ripercussioni e il comune invitò
tutti a tenere chiuse le finestre ed uscire il meno possibile. Uno scenario
quasi apocalittico che risvegliò molte coscienze mostrando un’evidenza che non
poteva più essere nascosta: gli interessi criminali dietro al business dei
rifiuti coinvolgono anche la Lombardia. Decine e decine di incendi, quasi
sempre dolosi, distruggono da due anni circa depositi illeciti di rifiuti ad un
ritmo impressionante. Quasi due roghi al mese si sono registrati nel 2018 e la
situazione non accenna a migliorare nell’anno in corso. Limbiate, Novate
Milanese, Arese, Gaggiano, Cinisello, Mariano Comense, Mortara, Bedizzole e
tanti altri, una lista sempre più lunga che traccia una mappa desolante che
vede ai primi posti per numero di roghi le province di Milano e Pavia.
La Ricerca - l’Osservatorio
sulla Criminalità Organizzata dell’Università degli Studi di Milano, CROSS,
nell’ultimo rapporto di ricerca sul fenomeno mafioso in Lombardia ha incluso un
capitolo sulla gestione dei rifiuti a conferma della crescente rilevanza che
tale business sta assumendo anche al nord. Stando al rapporto, il settore dei
rifiuti appare come un “settore di investimento relativamente nuovo per le
organizzazioni mafiose presenti in Lombardia” con una presenza più
significativa della criminalità calabrese. Funzione propulsiva al business dei
rifiuti sarebbe svolta da uno dei settori tradizionali dell’economia “legale”
mafiosa ovvero il movimento terra. I clan hanno visto nelle fasi di spostamento
di materiali un importante occasione per trasportare e smaltire rifiuti, spesso
pericolosi, anche per conto di imprese legali attratte dai prezzi minori
offerti dalla manodopera criminale. Un’opportunità che i clan non si sono lasciati
sfuggire traendo da essa un doppio vantaggio: “da un lato, i compensi ricevuti
per lo smaltimento di materiale classificato come pericoloso pur non avendone
sostenuto i costi (poiché, di fatto, non smaltito); dall’altro, l’impiego degli
stessi rifiuti come materiale inerte da impiegare nelle costruzioni”. Non solo
dunque le discariche abusive, nella strategia della criminalità organizzata lo
smaltimento dei rifiuti avviene anche attraverso il loro interramento. Se,
dunque, da una parte gli incendi provocano un abbassamento drastico della
qualità dell’aria respirata dall’altra il loro interramento inquina ettari ed
ettari di terreno rendendo nocivi prodotti agricoli e rappresentando un forte
pericolo per la salute. In questo senso, dallo studio effettuato dai ricercatori
di CROSS, si individua uno schema articolato in quattro fasi che riassume le modalità
di azione della criminalità organizzata nel settore dei rifiuti: “L’acquisto,
l’affitto o l’impiego abusivo di un terreno sul quale vengono poi effettuati
scavi profondi, necessari a creare i presupposti per l’interramento dei rifiuti
di varia origine e la produzione del calcestruzzo con il materiale inerte
prodotto con gli stessi rifiuti”.
Il fenomeno degli incendi risulta
essere dunque solo un segnale, allarmante e pericoloso, di una presenza ancor
più articolata.
Feudo – Le inchieste Cerberus
e Parco Sud, rispettivamente del 2008 e 2009, avevano già sottolineato gli
interessi della ‘ndrangheta nella gestione dei rifiuti al nord. In particolare
si faceva riferimento al clan Barbaro-Papalia che, secondo gli inquirenti,
avrebbe sepolto tonnellate di rifiuti speciali e tossici negli scavi dei
cantieri gestiti dallo stesso clan. Ma dietro a questa gestione dello
smaltimento dei rifiuti sembra esserci un traffico ancora più grande. L’operazione
“Feudo” che pochi giorni fa ha portato all’arresto di 11 persone tra Lombardia
Campania e Calabria, ha svelato come nei capannoni lombardi vengano stipati i
rifiuti provenienti in modo illecito dalla Campania. Partita dall’incendio che il
3 gennaio 2018 distrusse un capannone di oltre 1000 metri quadri a Corteolona.
Le indagini hanno svelato un business di portate enorme individuando
un'organizzazione criminale, capeggiata da soggetti di origine calabrese, tutti
con numerosi precedenti penali, i quali, attraverso una struttura composta da
impianti autorizzati e complici, trasportatori compiacenti, società fittizie
intestate a prestanome e documentazione falsa, gestivano un ingente traffico di
rifiuti urbani ed industriali provenienti da impianti campani e finivano in
capannoni abbandonati del Nord Italia o interrati in Calabria. Secondo i
magistrati della DDA di Milano, guidati da Alessandra Dolci, il sodalizio
criminale avrebbe creato in questo modo discariche per quasi 14 tonnellate di
rifiuti con un volume complessivo di profitti illeciti stimato in oltre 1,7
milioni di euro nel solo 2018. I rifiuti, che arrivavano in lombardia tramite
la Smr Ecologia srl di Busto Arsizio, venivano stipati in capannoni a Como, a
Varedo (Monza e Brianza) nell'area ex Snia, a Gessate e Cinisello Balsamo
(Milano), per un ammontare di circa 60 mila tonnellate accertate. Un traffico
illecito di rifiuti gestito in modo criminale senza curarsi delle conseguenze.
Rifiuti stipati all’inverosimile in capannoni industriali dismessi spesso
distrutti da roghi appiccati dagli stessi trafficanti. Una situazione sempre
più preoccupante e sempre più sotto i riflettori grazie alla maggior attenzione
politica, si a livello locale che nazionale, e mediatica.
La politica – L’attenzione
politica in questo ambito è sicuramente sempre più alta. Il 18 gennaio scorso la
“Commissione Parlamentare di Inchiesta del Senato sulle attività
illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse
correlati” aveva rilanciato l’allarme circa la pericolosità di questi fenomeni
attraverso la relazione conclusiva del suo lavoro. Una relazione che
sottolineava un incremento di reati connessi al ciclo dei rifiuti al nord ed in
particolare in Lombardia. Un documento illuminante quanto preoccupante che, incrociando
tutte le segnalazioni di roghi e incendi raccolte dalle Agenzie territoriali
per la protezione ambientale, i fascicoli aperti dalle procure della repubblica
italiane e gli interventi dei vigili del fuoco, traccia un quadro quasi
completo della situazione nazionale arrivando a indicare la Lombardia come
nuova “terra dei fuochi”. Un allarme accolto con modalità diverse dalla
politica locale. Se infatti la commissione antimafia di Regione Lombardia si è
attivata da tempo per monitorare il fenomeno, lo stesso non si può dire del
governatore Attilio Fontana. “La Lombardia nuova terra dei fuochi? Credo che
chi ha fatto questa affermazione dovrebbe essere un po’ più cauto. Esiste anche
il reato di procurato allarme.” ha detto Fontana commentando i dati e i
continui incendi. Parole che vogliono essere tranquillizzanti ma che sortiscono
l’effetto opposto. Sminuire in questo modo un fenomeno evidente e pericoloso potrebbe
avere conseguenze pesanti per la salute dei cittadini e del territorio. Il
primo passo per poter combattere fenomeni criminali strutturati e forti è
proprio quello di prenderne consapevolezza. I cittadini lo stanno lentamente
facendo allarmati dai roghi che li costringono in casa. Sarebbe ora che anche
la più alta istituzione regionale ammettesse il problema. Sarebbe un primo
passo per un intervento deciso, non solo della magistratura ma anche della
politica. Prendere conoscenza per agire in modo mirato ed efficace, senza
negare per convenienza o paura ciò che sta avvenendo da anni. Un segnale della
voglia della Lombardia di scrollarsi di dosso l’appellativo “terra dei fuochi”
per tornare ad essere “locomotiva d’Italia”. Prendiamone coscienza dunque. Per fare pulizia dentro di noi e ritornare finalmente a seminare bellezza.
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