Con oltre 250 casi accertati, l’Italia è il terzo paese al mondo per diffusione del coronavirus. Un’emergenza che i media stranieri stanno raccontando con attenzione e la giusta dose di preoccupazione.

Cina – Sono quasi 80 mila le persone contagiate in Cina con oltre 2.600 decessi dall’inizio dell’epidemia ad oggi. In un sistema estremamente attento all’immagine del paese agli occhi del mondo i media cinesi stanno enfatizzando l’immenso sforzo attuato dal governo cinese per limitare i contagi ed affrontare l’emergenza. Come comprensibile, il coronavirus sta monopolizzando il dibattito pubblico e non mancano inevitabili riferimenti al resto del mondo ed al nostro paese. Diversi siti di informazione riportano notizie sulle misure di prevenzione prese nel nord Italia e sulle azioni intraprese dal governo per arginare il contagio. Con una narrazione ben lontana da quella esageratamente aggressiva dei media italiani, dall’epicentro dell’epidemia si guarda al nostro paese con apprensione ma senza allarmismi e si sottolinea da più parti come il crescente numero di casi in Italia rispetto al resto del mondo occidentale sia dato da un maggior numero di tamponi effettuati. Da sempre affezionati all’Italia e alle città d’arte nel nostro paese i cittadini cinesi hanno evidenziato grande interesse anche per quanto riguarda i monumenti e i simboli del nostro paese nel mondo, diversi siti riportano infatti notizie relative alla chiusura dei principali monumenti e delle manifestazioni pubbliche al nord sottolineando in certi casi l’eccezionalità delle decisioni prese come nel caso del teatro “alla Scala” chiuso per la 7 volta nella sua storia. Ma c’è anche chi, vede nel contagio italiano una sorta di “karma” dopo le aggressioni a cittadini orientali e lo stop ai voli da e per la Cina sempre condannato da Pechino. “L’Italia in preda all’epidemia scopre come si sentono i cinesi” titolava ieri il “South China Morning Post” sul suo sito ricordando come il nostro paese sia stato l’unico in Europa a chiudere il proprio traffico aereo verso oriente. Una decisione che avrebbe addirittura favorito il contagio perché, potendo tornare in Italia facendo scalo in altri paesi, “le autorità italiane hanno perso la capacità di rintracciare le persone che tornano dalla Cina”. Ma se i cittadini cinesi nel nostro paese hanno dovuto subire nelle scorse settimane “un contraccolpo razzista”, ora “tocca agli italiani affrontare quelle condizioni” si legge nell’articolo in riferimento ai blocchi imposti da altri stati a chi proviene dal nord Italia.

E così, più che sul panico scatenato dal coronavirus e dalla pericolosità del contagio, i media statunitensi sembrano interessarsi a tutto ciò che sta intorno all’epidemia, dalle questioni politiche a quelle economiche. È di nuovo il ‘NY Times’ a porre l’accento sulle ripercussioni economiche che il blocco del nord Italia potrebbe avere sul sistema italiano ed europeo. A preoccupare è soprattutto il ruolo di Milano, il capoluogo lombardo “da sol0 rappresenta il 10 percento dell'economia italiana, ha detto, e la regione Lombardia più del doppio” e dunque inevitabilmente secondo il quotidiano “se Milano si ferma, si ferma l’Italia.” La preoccupazione che traspare per il ruolo dell’Italia “nell’ecosistema produttivo mondiale” emerge anche dall’attenzione con cui i media statunitensi seguono le vicende politiche nostrane in relazione al virus. Le parole del premier Conte e degli altri attori politici coinvolti vengono più volte riprese da diverse testate che in questi giorni rilanciano anche le polemiche di Salvini contro governo ed Unione Europea. È il ‘TIME’, in particolare, a parlare ampiamente dell’ex ministro dell’Interno che “uscito dal governo ad agosto, ora si trova in perenne campagna elettorale” e l’epidemia fornisce al leader della Lega “materiale perfetto”. Come evidenzia il settimanale infatti “Sebbene i paesi che sono le principali fonti di migranti che viaggiano attraverso il Mediterraneo non soffrano di focolai di coronavirus, Salvini sta creando un legame implicito tra il movimento delle persone e la diffusione del virus”.
In Italia, insomma, vi sarebbe una reazione esagerata e poco razionale alimentata dai media che, per soddisfare il bisogno del pubblico di seguire la cronaca del contagio, “alimentano la sensazione che qualcosa di enorme stia accadendo”. È lo stesso ‘Dipartimento di Stato’ americano a classificare l’Italia come una nazione sicura in cui è solamente necessario “esercitare un alto grado di cautela nelle regioni della Lombardia e del Veneto”. Consiglio seguito alla lettera dal giornalista della ‘ABC News’ Dan Colasimone che afferma: “Anche se non farei mai nulla per mettere a rischio la mia famiglia, sono tranquillo nel portare le mie due figlie in Italia per una vacanza il mese prossimo”.
Europa – Un po’ meno tranquilli sembrano essere gli altri paesi europei. Dall’Austria alla Gran Bretagna, passando per Francia Germania e Spagna i nostri vicini guardano all’Italia con preoccupazione e sembrano prepararsi al peggio. In primis la BBC che questa mattina, sul proprio sito, riportava in prima pagina una vasta copertura della situazione parlando di come “l’epidemia si diffonde in Europa partendo dall’Italia” e spiegando con un lungo articolo “come il Regno Unito si prepara all’epidemia” descrivendo con una certa concitazione le procedure da seguire in caso di un nuovo focolaio e ponendosi domande certamente poco rassicuranti: “Il sistema sanitario è pronto?” “Cosa succede se fallisce il contenimento?” “E se ci fossero focolai di massa?”. Più pacato appare il Guardian che, pur riportando nella homepage del proprio sito una mappa virtuale della diffusione del virus, elogia il nostro paese per aver contenuto l’epidemia grazie a “regole draconiane”.
Eppure, nell’intero continente, tra i principali media sembra prevalere l’approccio allarmista della BBC rispetto circa la diffusione dell’epidemia. Diverse testate si interrogano sulle possibili misure da intraprendere in caso di contagio e sulla solidità del sistema sanitario nazionale. “Cosa fare in caso di epidemia in Francia?” titola ‘Le Monde’ a cui fa eco il tedesco ‘Der Spiegel’ che parla di “un focolaio imminente” portato dall’epicentro italiano, più cauto appare lo spagnolo ‘El Pais’ su cui si legge che “il sistema sanitario e la società dovranno imparare a convivere con il virus”. Ma se sulla diffusione l’allarme è al massimo, tutti sono concordi nel riportare la calma sulla gravità della malattia che “ha un tasso di mortalità del 2% circa ed ancora più bassa se si esclude la Cina”. Grave sì, dunque, ma nulla per cui andare nel panico. Con toni pacati ed una copertura “normale”, a differenza di quella monopolizzante a cui assistiamo nel nostro paese, anche l’Europa sembra essere pronta al contagio.
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