Uno scienziato
cinese di nome Li Chen fuggì negli Stati Uniti,
portando una
copia su dischetto dell’arma biologica cinese
più importante
e pericolosa del decennio: la chiamano ‘Wuhan-400’
La Lombardia e il Veneto sono
piegati dal coronavirus. Contagi in Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio mentre il Friuli-Venezia
Giulia dichiara lo stato di emergenza. Ma la vera emergenza, da alcune settimane
corre sui social network e nel passaparola. Centinaia di fake news stanno
circolando da giorni alimentando un clima di paura e creando inutili allarmismi
tra la popolazione favorendo così la diffusione del contagio con consigli tanto
inutili quanto controproducenti. Dalle finte istruzioni date da anonimi
dirigenti sanitari ai finti casi di contagio che aumentano la psicosi. Dalle
diete miracolose che renderebbero immuni ad una profezia nascosta in un romanzo
del 1981. Notizie incontrollate che stanno facendo il giro del web costringendo
in diversi casi le autorità ad intervenire per smentirle prima che la
situazione degeneri.

E mentre in Ucraina si vivono
scenari da film apocalittico, l’Italia non è certo immune ad episodi di violenza
alimentati da bufale e razzismo. Sono infatti diversi i cinesi aggrediti nel
nostro paese, accusati di essere “untori” e di diffondere il contagio in modo
intenzionale. L’ultimo caso risale a ieri, a Torino una donna di 40 anni
residente nel capoluogo piemontese dal 1977 è stata fermata per strada da una
coppia di italiani. “Sei una cinese di merda. Hai il virus vattene” gli avrebbe
gridato l’uomo mentre la donna tentava di colpirla. Un’aggressione che si aggiunge
a quelle dei giorni scorsi e che ha spinto l’Ambasciata cinese a chiedere un
intervento per fermare questa tendenza sottolineando come “nella comunità
cinese si sta diffondendo il panico. Non per l'epidemia di coronavirus, ma per
la sicurezza”. Aggressioni, verbali e fisiche, non tollerabili e assolutamente
non giustificabili in nessun modo, frutto di una serie di informazioni distorte
o non comprese che sul web accostano ripetutamente i cinesi al coronavirus. Un
abbinamento entrato ormai nella testa di tutti foraggiato dalle continue
notizie, dalle foto e dai video che inondano i social network. Poco importa se
ad essere contagiati, in tutto il nord Italia, siano quasi esclusivamente cittadini
italiani. Il racconto delle ultime settimane ha mostrato al popolo del web l’accostamento
tra cinesi e virus e tanto basta con articoli allarmisti sulle comunità cinesi
in Italia e foto di cinesi con la mascherina o addirittura malati.

Chi si sta spendendo per
fermare la diffusione di notizie non confermate sono proprio i Social Network. Tutte
le principali piattaforme stanno infatti correndo ai ripari nel tentativo di
arginare la diffusione di bufale e articoli che possano diffondere il panico o
inutili allarmismi. Twitter ha cambiato il proprio prompt di ricerca per fare
in modo che cercando #coronavirus o hashtag collegati vengano mostrati per
primi i risultati più attendibili e utili per gli utenti mentre Instagram rimanda
al sito dell’OMS tutti gli utenti che cerchino sull’applicazione hashtag
correlati alla malattia. Facebook, dal canto suo, sta lavorando con
fact-checker terzi per rivedere i contenuti e smascherare false informazioni
relative al virus. È in corso, insomma, una vera e propria task force che vede
coinvolti i principali attori del web e il mondo scientifico nel tentativo di eliminare
i contenuti falsi e cospirazionisti e far emergere tra i risultati di ricerca
le fonti affidabili e scientifiche.
WhatsApp – In ritardo
rispetto alle altre piattaforme risulta essere, forse inevitabilmente, WhatsApp.
L’app di messaggistica più utilizzata nel nostro paese sta infatti diventando
veicolo di informazioni errate o parziali. È il caso, ad esempio, di un audio
in cui un fantomatico italiano residente in Cina racconta di come il virus
fosse una versione potenziata della Sars realizzata in un laboratorio di Wuhan
a scopo militare e del rimpatrio di 200 italiani contagiati con un volo
fantasma diretto a Roma. Notizie false, come falsi sono gli audio di presunti
dirigenti sanitari lombardi che in questi giorni diffondono informazioni
allarmiste sul contagio con numeri assolutamente distanti dalla realtà e
informazioni non verificate. Così come falsa è la notizia di una paziente
contagiata al Policlinico di Tor Vergata come ripetuto in due audio da una
ragazza che si autodefinisce la sorella di un’infermiera dell’ospedale. Ma i
casi sono decine, da Peschiera a Messina, passando per Bari, la Toscana e il
Lazio la psicosi è totale. Messaggi e audio in cui si diffondono quasi sempre
notizie di nuovi contagi in zone sempre diverse che alimentano una psicosi
sempre più pericolosa.
Se dunque i principali social network sono
corsi ai ripari e stanno tentando di arginare un fenomeno tanto diffuso quanto
pericoloso lo stesso non si può dire per WhatsApp. Ed è proprio l’app, di
proprietà del gruppo Facebook, quella dove rimbalzano maggiormente bufale e
allarmi. L’impossibilità, per motivi di privacy e di portata, di scandagliare ogni
messaggio inviato o ricevuto dagli utenti riduce quasi a zero le possibilità di
contrastare la diffusione di simili messaggi che si diffondono come catene di
sant’Antonio. È un’epidemia dentro l’epidemia, ugualmente pericolosa alla
diffusione del virus ma meno controllabile. Messaggi che rimbalzano di chat in
chat e che molti credono affidabili perché inoltrati da persone fidate. In
realtà, ascoltando gli audio e leggendo i messaggi è facile capire quando si
tratta di bufale. Si tratta in quasi tutti i casi di messaggi che citano fonti
non verificabili (“mi ha detto mio fratello”, “ho il cugino che lavora all’ospedale”)
e che riescono a mixare in modo quasi perfetto l’allarmismo e la serietà
citando dati di dubbia provenienza e casi inventati di sana pianta.
Mentre il virus si diffonde a
macchia d’olio al nord Italia, una nuova epidemia sta contagiando ancora più
persone in tutta Italia. Il contagio da fake news rischia, ogni giorno di più,
di far più danni del contagio da coronavirus. Se è encomiabile lo sforzo fatto
dalle varie piattaforme per ridurre al minimo la diffusione di notizie false
risulta però evidente come sia impossibile fermare completamente l’epidemia da
bufale. Un’epidemia che porta paura e diffidenza nella popolazione. Che genera
tensioni e può sfociare, come già avvenuto in diversi casi, in vere e proprie
aggressioni fisiche o verbali. Un’epidemia che corre silenziosa sui social e si
nasconde tra le pagine del web sfruttando l’incapacità di molti nel distinguere
notizie vere da notizie false. Forse è ignoranza, forse ingenuità. Se per chi
le riceve e le diffonde si può cercare una flebile giustificazione, nulla si
può dire su chi le mette in circolazione consapevole che molti sono disposti a
credere che il virus sia stato creato il laboratorio per distruggere l’umanità.
D'altronde lo aveva già profetizzato Koontz nel 1981, e poco importa se la
versione originale non era così:
“Wuhan-400 è un
arma perfetta e colpisce solo gli uomini.”
Commenti
Posta un commento