“Whether you view me as a
hero or a villain,
please know I poured every
emotion,
every bit of passion and my
entire self.”
“Sia che mi vediate come un
eroe o come il cattivo,
per favore, sappiate che ci
ho messo ogni emozione
ogni briciolo di passione,
tutto me stesso.”
-Kobe Bryant, Lettera ai tifosi-
Un silenzio irreale. Un violoncello
in mezzo al campo suona l’Hallelujah mentre sul tabellone scorrono le immagini
di una carriera indimenticabile. Sugli spalti lacrime, commozione ed un
silenzio che allo Staples Center di Los Angeles probabilmente non si sente
nemmeno quando è vuoto. È il grande omaggio del popolo gialloviola ad un
giocatore che per i Lakers, e per tutto il basket, ha significato molto più di
quello che si può immaginare. Il prepartita è tutto per lui. Fuori dallo Staples
Center migliaia di persone si sono radunate per portare fiori e ricordi. Sugli
spalti ventimila maglie con i numeri 24 e 8 e due posti vuoti. Per Kobe Bryant
e Gianna Bryant.
Kobe – Nato a Philadelphia
il 23 agosto 1978, Kobe ha iniziato a giocare a basket all’età di 3 anni e non
ha mai smesso. Figlio di Joe Bryant, ex cestista nel nostro campionato, Kobe ha
vissuto per 7 anni in Italia seguendo il padre nelle sue avventure sportive tra
Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia. L’amore tra Kobe e il nostro
paese è rimasto immutato in lui per tutta la vita, conquistato de un Italia
così diversa dagli USA ma così bella e calorosa. E proprio quell’amore per l’Italia
lo stava per portare a giocare nel nostro campionato. Nel 2011 in NBA scatta il
“lockout”, lo sciopero delle proprietà delle squadre della lega che blocca
totalmente il basket americano: le squadre non possono operare sul mercato, non
si possono organizzare amichevoli, esibizioni o summer camp, i giocatori non
ricevono gli stipendi e non possono avere nessun tipo di rapporto con i loro
club. Una situazione che porta molti giocatori a scegliere, per qualche mese,
di giocare in Europa per non perdere l’allenamento. Nasce li la pazza idea
della Virtus Bologna di portare Kobe in Italia: dieci partite per un ingaggio
totale di 3 milioni di euro, tra il 9 ottobre e il 16 novembre 2011. Kobe ci
pensa, si confronta con il suo procuratore, e alla fine accetta. Nemmeno il
tempo dei titoloni sui giornali, “Kobe quasi sì a Bologna” scrisse la Gazzetta,
e arrivò il ripensamento. La NBA sarebbe potuta ricominciare da un momento all’altro
e il Mamba non voleva rischiare di perdere un mese di regular season per il
contratto con Bologna. Kobe scelse quell’NBA che lo aveva reso leggenda.
E in NBA Kobe ha lasciato un
segno indelebile. Con 33.643 punti è il quarto miglior marcatore della storia
della lega superato al terzo posto, con uno strano scherzo del destino, da LeBron
James la sera prima dell’incidente proprio in quella Philadelphia che gli diede
i natali. In carriera ha avuto una media di 25 punti a partita, da aggiungere a
uno score di 4,7 assist, 5,3 rimbalzi e un totale di oltre 1.800
palle rubate. In carriera è stato due volte MVP delle Finals NBA, ha vinto due
ori olimpici, cinque titoli NBA e anche un Oscar per il miglior cortometraggio.
Dal 13 novembre 1996, Los Angeles Lakers-Minnesota Timberwolves (0 punti), al 13
aprile 2016, Los Angeles Lakers – Utah Jazz (60 punti). 20 anni con la stessa
maglia, 1346 partite con la canotta gialloviola e quei due numeri: l’8 fino al
2006 “per piantare la sua bandierina nella lega” poi il 24 “simbolo della crescita:
gli attributi fisici non sono quelli di una volta, ma la maturità e aumentata”.
Due numeri che oggi tutto il mondo omaggia in ogni modo possibile. Due numeri
che ora sono indissolubilmente legati ad un nome: Kobe Bean Bryant.
Leggenda – La morte di
Kobe lascia increduli e storditi. Non solo per il modo in cui è arrivata, e non
entreremo nel merito della vicenda e del dibattito sulla scelta di volare in
condizioni non ideali, ma anche e soprattutto perché inaspettata e
imprevedibile. Inaspettata ed imprevedibile come erano le sue giocate.
Inaspettata e imprevedibile e dunque ancora più dolorosa. Il mondo del basket e
quello sportivo più in generale hanno pianto la scomparsa di un campione che ha
saputo travalicare i confini del suo sport diventando icona. Pochi prima di lui
ci sono riusciti. Pochi riusciranno a farlo dopo di lui.

“5… 4… 3… 2… 1…
Love you always.”
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